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" Il lavoro creativo è sospeso tra la memoria e l'oblio." Jorge Luis Borges
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lunedì 12 marzo 2012
Il Film Consigliato del giorno: BLACK DEATH di Christopher Smith
Nel 1348 la Morte Nera, la peste bubbonica, è un flagello in piena espansione in Inghilterra. Ulric (Sean Bean) è un messo del vescovo, incaricato di trovare un villaggio dove, apparentemente, la piaga non ha effetto. La curia ha richiesto l'immediato intervento di Ulric per il timore di una presenza demoniaca in questa comunità. ...
Christopher Smith è un regista che ha del talento visivo, nel suo primo film CREEP (2004) ha dato spazio ad una messa in scena rigorosa e davvero con buone idee che purtroppo svanivano di fronte ad un finale a dir poco tirato via e senza mordente.
Il film comunque incassò bene ed il giovane Smith sforno ' nel 2006 il buon SEVERANCE, uno slasher con spunti dal classico UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA che colpi' l'attenzione dei critici - per la bella messa in scena e per la presa di posizione anti-capitalista - e quella del pubblico d'oltremanica .
Dopo ben quattro anni da quel promettente secondo film Smith torna con questo BLACK DEATH , buon successo in patria ma che da noi viene distribuito dalla One Movie bipassando il passaggio nelle sale.
Stavolta il regista inglese gioca la carta del film epico avventuroso in costume - che negli ultimi anni ha sfornato gioiello raro come VALHALLA RISING del grande Nicholas Winding Refn , buoni film come CENTURION di Neil Marshall e SOLOMON KANE di Michael J. Bassett e sconcezze come 300 di Snyder o come L'ULTIMA LEGIONE di Doug Lefler - e nonostante il budget basso riesce nella difficile impresa - grazie al fondantale contribuito dello scenografo John Frankish - di rendere credibile un 1348 ricostruito nei boschi del nord Inghilterra e riesce a mantenere desta l'attenzione del pubblico fino all'ultimo secondo della pellicola.
Il cast è composto da volti noti per chi segue il cinema inglese ed è capitanato da un ottimo Seab Bean (che dopo IL SIGNORE DEGLI ANELLI ha sempre una parte in ogni epico) che interpreta con forza il suo cavaliere cristiano in cerca di streghe e demoni da sconfiggere .
Non da meno è l'interpretazione del giovane Eddie Redmayne - già visto in SYMBIOSIS e L' ALTRA DONNA DEL RE - che dona al "suo" prete le giute sfaccettature e la giusta dose di forza.
Smith gira con forza le scene di battaglia (mai leccate o patinate ma anzi sempre piene di sangue e polvere ), non si dimentica il passato horror e riesce a inserire dello splatter senza risultare pesante o eccessivo.
Tutto il reparto tecnico funziona bene, dalla buona colonna sonora fino al bel montaggio.
In più convince come il regista sia riuscito a dare un taglio iper-laico alla pellicola , dando tante stoccate alla Chiesa cattolica - ma anche a chiunque pratichi violenza in nome di una qualsiasi religione - e non risparmiando critiche verso un periodo - quello della peste e della successiva caccia alle streghe - che ha macchiato il genere umano di tante e tali violenze da far impallidire il diavolo stesso.
Smith poi sa quando accelleare il ritmo e quando mantenerlo basso per cercare e trovare la giusta suspance ed il giusto equlibrio tra azione e dramma.
Insomma, siamo di fronte ad un film di genere di quelli che si vedono molto volentieri e sempre più raramente e che ci racconta la follia umana attraverso un finale eccellente e di un realismo filmico unico.
Noi siamo il male, il resto è solo superstizione.
Testo di Federico Frusciante
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martedì 28 febbraio 2012
Il Film Consigliato del giorno: THE WARD - Il Reparto di J.Carpenter
TRAMA
La giovane Kristen (Amber Heard) si trova isolata in un remoto reparto di un ospedale psichiatrico, dove viene sottoposta a trattamenti non ortodossi. Perché lei sia lì è per lei stessa un mistero, visto che sembra preda di un'amnesia totale sulla sua vita precedente. Tutto quello che sa è che non è al sicuro e che quel posto nasconde misteri e stranezze. Pian piano le altre quattro ragazze rinchiuse con lei spariscono...
RECENSIONE
Ormai il cinema horror americano è per la maggior parte dominato da filmetti insipidi diretti da registucoli senza arte ne parte, che cercano di sopperire alla loro - e dei produttori - completa mancanza di idee con budget enormi, effetti speciali sofisticatissimi e con remake che non starebbero in piedi nemmeno se puntellati a terra con gran forza. E il problema non è solo di sceneggiature - anche questa di The Ward mica è geniale - ma di come le stesse vengono messe in scena ovvero con montaggi epilettici, tempi completamenti avanzati e ritmi da sala corse più che da film.
Poi ecco che dopo dieci anni (!) di mancanza dalla sale - solo i due medi per la serie tv "Masters of Horror" : l'incredibilmente bello CIGARETTE BURNS (capolavoro) ed il riuscito PRO-LIFE - rispunta a (semi)sorpresa il grande Carpenter con un film a bassissimo budget, diretto su commissione e che aveva fatto storcere il naso alla critica d'oltreoceano - va ricordato però che la suddetta critica non ha mai amato il cinema del grande Maestro americano - , ma che rimette in gioco uno stile, una forma, una sostanza che negli ultimi anni è quasi scomprsa dal cinema di genere "made in USA". Sin dal formidabile incipit è chiaro che chi gira non è il solito mestierante - o peggio un nocivo "shooter" alla Bay - ed è anche chiaro che il vecchio John non ha assolutamente perso la mano .
La sequenza è magnifica e viene chiusa da dei titoli di testa eccezionali. Subito dopo veniamo immersi in una clinica psichiatrica dove la tensione è costante grazie proprio alle perfette scelte del regista, che non sbaglia un'inquadratura e che lascia che i tempi morti diano ritmo ad una sceneggiatura un pò rivista , ma che "diretta" cosi' diviene una perla anch'essa. Notevole il lavoro sugli attori - bellissima e brava la protagonista e di spessore pure tutti gli altri attorii, sia la "old school" di facce alla Carpenter , su tutte l'infermiera sadica , sia le giovani del reparto psichiatrico - e gran lavoro sia come fotografia - del bravo Yaron Orbach- che come colonna sonora - scritta da tal MArk Kilian ma carpenteriana sino al midollo-. Carpenter gioca coi colori , riesce nella difficile impresa di non perdere il suo tocco e ci regala il miglior horror dell'anno, teso , inquitante e girato così bene che funzionerebbe benissimo anche muto. Impossibile resistere ad un film che crea attesa , che ha delle scene movimentate girate da dio e che non usa mai facili trucchetti per spavenmtare il pubblico boccalone.
Qui - come per l'ultimo grande Landis "Burke & Hare" - è il cinema vero a farla da padrone , quello che usa la sceneggiatura per costruire e non per chiarire e quello che non ha bisgona di centinaia di milioni di dollari per esistere.
Assolutamente da non perdere per chiunque sappia che cos'è la settima arte e per chi è convinto che il cinema d'autore non possa essere anche di genere. Il ritorno del regista anarchico-socialista-capitalista (!) (cosi' lo stesso Carpenter ironicamente si definisce ) naturalmente non manca di dare stoccate alla società americana ma quel che è incredibile è che come al solito il suo "colpire" lo Stato non è ma manicheo o inutilmente "diretto".
Imperdibile.
Testo di F.Frusciante
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